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Sicurezza di genere: un ambito ancora da esplorare

Set. 4 2024

In un contesto nazionale ampiamente interessato dal dibattito sulla parità di genere, favorito dalla certificazione UNI/PdR 125:2022, INAIL scende in campo con la prima monografia dedicata all’integrazione della valutazione dei rischi in ottica di genere.

Nei luoghi di lavoro cosa accade? È efficace la prevenzione delle molestie? È ben salvaguardato il diritto alla maternità/paternità? E soprattutto sono ben individuati, valutati e gestiti i rischi per la salute e sicurezza in un’ottica di genere?

Pubblicato a Luglio, il documento porta all’attenzione degli operatori ma anche della popolazione lavorativa un tema tanto delicato quanto trascurato: la tutela delle lavoratrici e dei lavoratori sul luogo di lavoro in un’ottica di genere.

Il documento è articolato in una parte generale per inquadrare e contestualizzare il tema della valutazione dei rischi in ottica di genere, una parte applicativa riportante delle schede di rischio finalizzate all’integrazione della valutazione dei rischi in ottica di genere e un’appendice statistica che delinea il quadro occupazionale, infortunistico e tecnopatico.

Il lavoratore non è “neutro”: il contributo della “medicina di genere”

È solo con il Dlgs 81/2008 che il legislatore supera la visione del lavoratore “neutro” ed esplicita la necessità di garantire la tutela delle lavoratrici e dei lavoratori sul territorio nazionale, anche con riguardo alle differenze di genere, di età e di provenienza.
Un percorso – quello del legislatore – che va di pari passo con quello della medicina.

Antropocentrica sin dalle origini, la medicina in passato ha relegato  gli interessi per la salute femminile ai soli aspetti specifici correlati alla riproduzione.
Oggi la medicina di genere - ossia lo studio dell’influenza delle differenze biologiche, socio-economiche e culturali sullo stato di salute e di malattia di ogni persona - si sta sempre di più affermando come imprescindibile strumento di conoscenza, di diagnosi e di orientamento della migliore terapia per le diverse malattie ed è stata inserita in tutti gli insegnamenti delle Scuole di Medicina delle Università italiane.

L’Italia  - con la legge 3/2018 - è stata il primo Paese al mondo ad avere una legge che promuove e regola l’introduzione e lo sviluppo della medicina di genere nel Paese.

La valutazione dei rischi

Ancora oggi oggi succede che nei documenti di valutazione dei rischi la differenza di genere venga confusa con la tutela delle lavoratrici madri, che è invece già considerata e declinata in uno specifico dettato normativo (d.lgs. 151/2001). 

Tradizionalmente, luoghi di lavoro, macchine e attrezzature, postazioni di lavoro e persino i DPI sono stati progettati e resi disponibili per individui occidentali, di sesso maschile di corporatura ed età medie e standardizzata; lo stesso è avvenuto per il calcolo dei limiti di esposizione alle sostanze pericolose, nonostante gli studi di tossicologia abbiano evidenziato effetti differenziati in base al sesso di agenti chimici.  

Un ruolo fondamentale nell’aggiornamento della valutazione dei rischi in un’ottica di genere è affidato al medico competente, che deve essere formato e aggiornato sulle evidenze scientifiche che la medicina di genere conquista di giorno in giorno, affinché possa fornire il necessario apporto alla valutazione dei rischi rendendola rispettosa delle differenze di genere.

Lo scopo della valutazione dei rischi, infatti, non è quello di individuare attività e compiti più adatti a un determinato genere, quanto quello di compensare le differenze di esposizione al rischio con adeguate procedure di lavoro.

Non si tratta dunque di redigere un nuovo documento di valutazione del rischio; si tratta semmai di leggere in questa ottica il proprio DVR aziendale per individuare i punti che necessitano di un’integrazione, partendo da una  “fotografia” dell’azienda che permetta di definire alcuni indicatori significativi, quali ad esempio la popolazione lavorativa differenziata per sesso, anche in relazione alle posizioni ricoperte e ai ruoli agiti.

Il punto di vista delle nostre esperte

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Laura Civelli_bn

"Nella mia esperienza di applicazione e verifica del D.Lgs 81/08 e della norma ISO 45001:2023 difficilmente ho trovato valutazioni dei rischi che prendessero in esame la differenza di genere, se non in alcune aziende. In questo panorama, il documento INAIL è quindi un elemento prezioso che potrà aiutare tutte le organizzazioni, certificate o no,  a fare delle valutazioni dei rischi che considerino realmente le caratteristiche e le peculiarità dei lavoratori, uomini e donne, presenti in azienda."

Laura Crivelli, Responsabile Schema Sicurezza

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Livia_Schiavi

"Negli ultimi due anni oltre 2200 aziende si sono avvicinate alla certificazione di parità di genere UNI/PdR 125 contribuendo ad aumentare la sensibilità sul tema e il documento INAIL ne è la riprova. Implementando la UNI PdR 125, le aziende hanno l’opportunità di misurare i dati relativi alla popolazione aziendale e, partendo da questi, effettuare una valutazione dei rischi in ottica di genere come proposto dall’INAIL. Con la UNI/PdR 125 si registra un primo cambio di passo in quanto una valutazione dei rischi in questo senso viene già richiesta in riferimento alle molestie e alla discriminazione sul luogo di lavoro." 

Livia Schiavi, Compliance e D&I Manager